
Ricordi di una #lavoratricedellospettacolo
Il settore dello spettacolo e degli eventi sta subendo da mesi gravissime ingiustizie che lo stanno mettendo a dura prova. In ultimo, l’ulteriore stretta del nuovo dpcm del 25 ottobre 2020 che blocca nuovamente ogni tipo di evento. A questo punto, vedere che la Cultura – in un Paese come l’Italia – non ha il valore che merita, nonostante tutti gli sforzi fatti in questi mesi per adeguarsi alle direttive e, specialmente, nonostante ci sia stato un solo unico caso COVID su quasi 3000 spettacoli nei 4 mesi estivi, rimane estremamente difficile trattenere la rabbia e la disperazione.
Ci rimangono i RICORDI
Da mesi ci stiamo tutti aggrappando a dei ricordi. A ricordi di quando abbiamo lavorato ad un tour del 2009, ad una edizione incredibile di un Festival nel 2011 o al supermega spettacolo o concertone allo stadio nel 2019. Per la prima volta, quest’anno, ci siamo dovuti tutti fermare.
Mi aggrappo anche io ad alcuni ricordi e, nello specifico, ad uno del 2017. L’autunno mi fa sempre pensare ad un bellissimo viaggio che ho fatto proprio a fine Ottobre, intorno al 25. Un viaggio che non avrei mai pensato di fare perché era un sogno e non credevo si potesse realizzare.
Autunno, New York. C’era una fiera di liuteria a cui ho partecipato, per lavoro: the Woodstock Invitational Luthiers Showcase. Proprio così: Woodstock!
Non potete immaginare cosa voglia dire per me ”Woodstock”. Ovviamente non è stato importante solo per me e, anche se sono targata 1987 e non ho minimamente vissuto quel periodo freakettone, quel Festival ha significato tantissimo nel mio percorso.
La mia piccola storia
Nel trienno dell’Università in Scienze del Turismo, mentre scoprivo piano piano il mondo degli eventi e dello spettacolo, insieme alla mia passione per la musica, ho scoperto anche il leggendario Festival di Woodstock. Sono rimasta subito affascinata dalla musica, dagli ideali, dallo stile di quel periodo ma anche dall’idea folle del suo ideatore Michael Lang. Ricordo che nel 2009 dovevo preparare la tesi e in quello stesso anno era uscito il film “Motel Woodstock“. Ho letto qualsiasi cosa su quel Festival, che cosa ha rappresentato, com’è nato, le problematiche e l’organizzazione.
Grazie a quel Festival è nato l’amore verso questo lavoro e, anche se non avevo ancora fatto esperienze lavorative nell’ambito (avevo 20-21 anni), sapevo che era quello che avrei voluto e dovuto fare da grande.
Non per niente la mia tesi del triennio è stata proprio sul Festival di Woodstock in un confronto con i modelli organizzativi dei festival di oggi. Ricordo di aver fatto delle bellissime interviste a Claudio Trotta (Barley Arts), a Mimmo D’Alessandro (D’Alessandro & Galli) e Alessio Ambrosi (Acoustic Guitar Village), proprio per capire come funzionano e come si organizzano oggi (era il 2009) i Festival. Anche perché, diciamocelo, quel genio di Michael Lang, a Woodstock, ha fatto tutto “con uno zoccolo e una ciabatta” ed è entrato nella storia nonostante economicamente sia stato un bagno di sangue!
Capite adesso cosa può aver rappresentato andare proprio lì? Dove tutto era iniziato? – per me e per i Festival in generale. Il Festival di Woodstock è considerato tra i primi, se non IL PRIMO VERO FESTIVAL MUSICALE.
Torniamo al viaggio..
Insomma, arrivo a NY (!) tra l’altro proprio con Alessio Ambrosi. Dopo aver preso una macchina a noleggio, parto per Woodstock. Sognavo quel momento da anni. Attraverso le campagne e i boschi autunnali newyorkesi, con le foglie arancioni, gialle e negozietti sulla strada che vendevano zucche di ogni tipo, forma e dimensione. Inizio poi ad intravedere i cartelli con la scritta “Woodstock” e, una volta scesa dalla macchina, mi sono innamorata follemente di quel posto.
Quella cittadina respira ancora l’aria di quel festival, di libertà. Una unica strada principale con piccole curve e negozietti pieni di simboli della pace, colori psichedelici, fiori, gioielli fatti a mano, jeans e gilet con le frange.. come se fosse rimasto tutto fermo a quei 3 giorni di quell’agosto del 1969. Addirittura ho trovato un mercatino delle pulci, in un campo, in cui vendevano ancora i biglietti del famoso festival, conservati perfettamente. Non ho potuto non acquistarli.
Insomma, era tutto bellissimo ma non ho ancora raggiunto il culmine del racconto..
All’interno della fiera, per conoscenze lavorative, siamo stati invitati ad una cena. A questa cena, mentre parlavo con vari liutai e personaggi piuttosto famosi nella liuteria americana, si avvicina un altro over 65 (l’età era quella!) che mi è stato presentato come: “lui è stato tra i primi ad aprire Woodstock ‘69” io: “Whaaaaat?!?!?!”. Ebbene sì!! Mr John Sebastian stava mangiando alla mia stessa tavola..
Lascio a voi immaginare cosa sia stato quel viaggio.. e questa è solo una mia piccola e personale esperienza, di una singola “lavoratrice dello spettacolo”. Siamo almeno 569mila lavoratori dello spettacolo che oggi stiamo ricordando tutti gli eventi che abbiamo seguito o tutte le esperienze che ci ha regalato il nostro lavoro.
Estate 2020
Quest’estate ho partecipato a tutti i concerti ed eventi possibili perché conosco i miei colleghi – anche se non personalmente – e so che il nostro settore è estremamente professionale e serio. Mi sono sentita più al sicuro in un piccolo Anfiteatro romano di Fiesole o in Arena a Verona, piuttosto che in una piazza o davanti ad un bar, con gli amici.
Avrei voluto riprendere il blog con notizie più positive dopo la pausa estiva, raccontando i “dietro le quinte” di un concerto o uno spettacolo.. ma purtroppo quello che sta succedendo lo sappiamo benissimo tutti. Il nostro settore ha bisogno di aiuto, di tutela e di riconoscimenti. Ci tenevo a ringraziare i seguenti eventi, manifestazioni in piazza, tavole rotonde e tutti quelli che stanno facendo sentire la nostra voce “ai piani alti”: Heroes, Bauli in piazza #wemakeeventsitalia, l’iniziativa del Club degli Eventi e della Live Communication #italialive, #SOSCongressiEconvegni, Chiamate Noi, Squadra Live, Linecheck che sarà online il prossimo mese e, perché non citarla come spunto di riflessione, la raccolta fondi americana “Save Our Stages” promossa da The National Independent Venue Association (NIVA) in collaborazione con YouTube, in cui vede grandissimi artisti esibirsi in sicurezza, in streaming, sui palchi delle più famose venues americane che non hanno possibilità di lavorare questo periodo.

Rimaniamo uniti.
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