
Monterey 1967: La Necessità e La Nascita dei Tecnici di Palco
Qualche giorno fa, oltre ad essere stato l’anniversario del Pride LGBTQ+ (vedi articolo precedente), è stato anche l’anniversario del Festival precursore di tutti i Festival: il Monterey International Pop Festival, tenutosi dal 16 al 18 giugno del 1967.
Il Monterey International Pop Festival è riconosciuto come uno degli apici del movimento hippie e precursore, appunto, del festival di Woodstock 1969. Allestita vicino al paese di Monterey (California) – che aveva per anni ospitato il Monterey Jazz Festival – la manifestazione fu organizzata in 7 settimane dal produttore discografico Lou Adler, dai The Mamas & the Papas, dal produttore Alan Pariser e da Derek Taylor.
Al Monterey International Pop Festival il biglietto di ingresso costava un dollaro e parteciparono più di 200.000 persone. Tutti gli artisti coinvolti suonarono gratis e tutto il ricavato fu donato in beneficenza. L’unica eccezione fu Ravi Shankar che fu pagato 3.000 dollari per la sua lunga performance pomeridiana con il sitar.
Questo Festival è ricordato anche per aver ospitato la prima apparizione americana di Jimi Hendrix Experience, ingaggiato su suggerimento di Paul McCartney, e le prime apparizioni degli Who, di Ravi Shankar e la prima performance importante di Janis Joplin, nota fino a quel momento come “una tipa stramba con una bella voce blues”.
Programma. Foto via Tuttorock.com Programma. Foto via Amici del Vinile Il logo creato da Tom Wilkes per il Monterey International Pop Festival
Entriamo nel tecnico delle performance!
Come accennato nell’articolo dedicato al Primo Concerto in uno stadio (the Beatles 1965), in quegli anni non esistevano ancora impianti audio nè strumentazione adatta al live. Nel 1967, due anni dopo, la situazione non era cambiata molto e non c’era ancora strumentazione di alto livello. Si doveva improvvisare! I costruttori di impianti audio e amplificatori si erano adoperati – anche in quell’occasione – per assemblare vari materiali e creare impianti più potenti.
A differenza di una “data secca” di un unico Artista, come il caso dei Beatles, la gestione del Monterey International Pop Festival è stata certamente più impegnativa. Non parliamo più di una unica esibizione di 30 minuti dei Beatles o chi per loro; parliamo di fino a 15 esibizioni diverse per 3 giorni consecutivi. Questo implica cambi palco e quindi cambi di strumentazione, di posizioni, di settaggio, e così via. Mi ripeto: non esistevano stage plan (vedi Nota Tecnica #7, link all’articolo), non esistevano tecnici preparati al live, non esisteva nulla!
Proprio per le complessità che si sono trovati ad affrontare durante il Festival di Monterey ci si è resi conto in fretta di quanto fosse importante avere professionisti e tecnici pronti sul palco e backliner in particolar modo (vedi Nota Tecnica in fondo all’Articolo).. Andiamo a vedere perché!
Cosa “non è successo” (è ironico!) al Monterey International Pop Festival
Credo sia abbastanza noto cosa sia successo sul palco del Monterey International Pop Festival, quell’anno.
L’esibizione di Janis Joplin con Big Brother and the Holding Company fu introdotta da Otis Redding. La sua performance pazzesca ne rivela le straordinarie qualità e attira l’attenzione di Albert Grossman, manager di Dylan, che la convince di lì a poco ad abbandonare il suo gruppo per diventare una star[1]. Come sappiamo, la sua carriera si interrompe tragicamente nel 1970, a 27 anni, come quella di Jimi Hendrix.
Janis Joplin performs with her band, “Big Brother & the Holding Company”, during the International Pop Festival in Monterey, California, in 1967. (Photo by © Ted Streshinsky/CORBIS/Corbis via Getty Images) The Jefferson Airplane performing at the Monterey International Pop Festival, 1967. (Photo by Sulfiati Magnuson/Getty Images) Ravi Shankar performed for hours on closing Sunday of The Monterey International Pop Festival. (Photo by Sulfiati Magnuson/Getty Images)
I Jefferson Airplane giocavano in casa ma, tra tutte le band di San Francisco, la loro performance fu la migliore. Erano anche una delle poche band con un paio di singoli di successo, Somebody To Love e White Rabbit, ed erano i più conosciuti dal pubblico.
La terza ed ultima giornata di Festival, domenica 18 giugno, è stata la più impegnativa, imprevedibile e la più memorabile:
Gli Who erano conosciuti per essere dei folli, rompevano tutto e volevano più volume possibile. Erano già famosi nel Regno Unito ma non avevano ancora raggiunto il successo negli Stati Uniti e quindi avevano voglia di mettersi alla prova. Hendrix conosceva già gli Who dall’Inghilterra (e viceversa) e sapeva delle loro performance teatrali, con strumenti in frantumi e via dicendo. C’è sempre stata molta rivalità tra loro e al Monterey Festival è nata una specie “gara” tra gli Who e Jimi Hendrix a chi avrebbe fatto più scalpore. Lanciarono una moneta per vedere chi sarebbe uscito per primo e Townshend vinse.
Gli Who quindi iniziarono e Keith Moon ruppe tre bacchette solo nella prima canzone. Gli amplificatori Vox che noleggiarono non erano i soliti Sound City e il suono non era il migliore ma l’energia e l’intensità era la stessa di sempre. Alla fine di My Generation l’intera strumentazione fu fatta saltare in aria e la Stratocaster di Townshend non fu risparmiata dal sacrificio finale e la distrusse completamente[2] (non fu l’unica Stratocaster a finire male quella sera, come vedremo dopo).
Jimi Hendrix e la sua band salirono sul palco dopo questo delirio. Brian Jones lo introdusse così: “un gruppo inglese con un chitarrista americano, anzi.. con il più incredibile chitarrista che abbia mai sentito”. Per non essere da meno degli Who, Jimi terminò la sua performance con un imprevedibile versione di Wild Thing dei Troggs in cui lui si è inginocchiato davanti alla sua chitarra buttando del liquido infiammabile sulla sua Stratocaster per poi darle fuoco sbattendola varie volte sul palco prima di lanciare i resti sul pubblico. Inutile dire che questa performance ha generato un’attenzione gigantesca sul suo personaggio e sulla sua performance tra uffici stampa musicali e giornali.
Necessità e Nascita dei Tecnici di Palco e Backliner
Immagino che adesso sia più facile capire i motivi per cui prima dicevo che è assolutamente fondamentale avere del personale di sicurezza, tecnici preparati e tutti i professionisti pronti sul palco. Gli Artisti sono folli! Per fortuna, dal Monterey International Pop Festival, hanno iniziato a prendere precauzioni per la sicurezza. Sicurezza sul palco con attrezzature e strumentazioni più robuste e adatte ai live perché quelle che esistevano potevano andare bene solo per gli studio. Sicurezza ed incolumità del pubblico con l’utilizzo delle transenne e altre misure.
Nasce da qui quindi la necessità di avere degli assistenti di palco e backliner perché, come abbiamo visto, sul palco può succedere di tutto: dal cavo della chitarra che si stacca, alla batteria che si sposta, ad un amplificatore che cade fino a Jimi Hendrix che da fuoco alla sua chitarra.
Scaletta
Questa è la scaletta della 3 giorni di “Love, flowers and music” Monterey Internationa Pop Festival 1967:
Venerdì 16 giugno: The Association, The Paupers, Lou Rawls, Beverly, Johnny Rivers, The Animals, Simon and Garfunkel
Sabato 17 giugno: Canned Heat, Big Brother & the Holding Company con Janis Joplin, Country Joe and the Fish, Al Kooper, The Butterfield Blues Band, Quicksilver Messenger Service, Steve Miller Band, The Electric Flag, Moby Grape, Hugh Masekela, The Byrds, Laura Nyro, Jefferson Airplane, Booker T. & the M.G.’s, Otis Redding
Domenica 18 giugno: Ravi Shankar, The Blues Project, Big Brother & the Holding Company, The Group with No Name, Grateful Dead, Buffalo Springfield, The Who, The Jimi Hendrix Experience, The Mamas & the Papas.

NOTA TECNICA #9
Andrea “Perez” Peretti, professione “Backliner e Roadie” ci spiega in cosa consiste il suo lavoro. Il BACKLINER fa parte del comparto audio e si occupa della gestione degli strumenti musicali. A seconda del ruolo specifico che ricopre si parla di guitar tech, bass tech, drum tech e via dicendo, o anche personal backliner nel caso di ingaggio specifico. Suo compito è allestire e disallestire gli strumenti secondo il setup richiesto dall’artista o dalla band, occuparsi della manutenzione giornaliera degli strumenti a lui affidati, seguire le movimentazioni di palco in uno show o un festival e garantire assistenza durante la performance intervenendo rapidamente in caso di problemi tecnici o anomalie di funzionamento. Spesso i backliner si occupano anche dei cablaggi di palco degli strumenti musicali stessi. Come gli altri membri della crew, i backliner in tour fanno parte dei roadie.

Perez è anche docente da diversi anni del Corso teorico-pratico itinerante per Backliner e Tecnico di Palco organizzato da Tech Academy, accademia per la formazione di professionisti del settore nata da un’idea di Doc Servizi. In questo corso, tramite una panoramica sulla mansione, si affrontano le problematiche più comuni di questo lavoro. Si parla di settaggio/cablaggio di una batteria, cambio corde, impostazione e gestione di input list e stage plot, codici colori, ecc. Il focus rimane però soprattutto sull’attitudine e la forma mentis tecnica per approcciarsi a questa mansione e finalizzare al meglio le competenze e migliorare la propria capacità di problem solving.
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[1] https://amicidelvinile.it/index.php/2017/06/22/16-18-giugno-1967-monterey-international-pop-festival/
[2] https://guitarsexchange.com/it/psych-out/816/the-top-10-monterey-festival-performances/

